Racconti nella Rete®

23° Premio letterario Racconti nella Rete 2023/2024

Premio Racconti nella Rete 2015 “Solo al mondo” di Andrea Bertagni

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2015

– Deve scendere a Bellinzona, signore.

– Sì, certo, grazie mille.

L’Orfano cercò di sorridere, ma, nonostante gli sforzi, non ci riuscì molto. Colpa dei denti. Storti e cariati. Ma soprattutto della cicatrice a metà guancia che lo faceva somigliare più a un galeotto o a un marinaio dei peggiori galeoni, che a un tranquillo viaggiatore. Il controllore lo guardò ancora per qualche istante, poi voltò lo sguardo. A Bellinzona avrebbe finito il turno. Non voleva problemi. Non quella notte .

– C’é già stato? A Bellinzona, intendo?

A parlare questa volta era stato l’uomo seduto dietro a lui. L’aveva notato subito, perché erano saliti tutti e due alla stazione di Milano e ora erano rimasti gli unici passeggeri dello scompartimento. Prima di rispondere, l’Orfano lo guardò meglio. Capelli curati. Vestiti firmati. Sembrava un tipo a posto. Nulla di cui preoccuparsi.

– No, è la prima volta – rispose sincero.

– Viaggio d’affari? – continuò il damerino.

L’Orfano non si fece problemi a rispondere anche a quella domanda,

– Sì, esattamente – disse, convinto di finire in quel momento la conversazione.

– Che tipo d’affari? – lo incalzò ancora l’uomo.

Questa volta l’Orfano lasciò passare alcun secondi. Giusto il tempo di una galleria corta.

– Ottimi affari – rispose, secco.

Un secondo dopo toccò ancora la valigetta, come a controllare che fosse sempre al suo posto. L’uomo guardò l’Orfano per un istante lunghissimo. Infine tolse lo sguardo. Verso il finestrino. Verso in altri pensieri. Più importanti.

Questa era la sua occasione. L’Orfano lo sapeva benissimo, così come sapeva che non poteva fallire. Appena arrivato a Bellinzona avrebbe dovuto consegnare la valigetta in banca. Poi avrebbe dovuto telefonare allo Scuro, il suo capo. Solo così lo Scuro non gli avrebbe fatto saltare la testa.

– Anche lei scende a Bellinzona? – disse, voltandosi verso il damerino.

Perché aveva continuato la conversazione? Diavolo, non lo sapeva. Le parole gli erano uscite quasi da sole. Incontrollate. Libere. Come impazzite. Che diamine, forse voleva solo parlare. Che male c’era?

L’uomo lo guardò ancora una volta negli occhi. Questa volta più a lungo. Poi pronunciò parole che all’Orfano rimasero impresse nella memoria, a lungo.

– Sì, devo uccidere un uomo.

La prima reazione fu quella di tastare la valigia tra le gambe. La seconda di far finta di non aver sentito. Ma era troppo tardi. Quello sguardo, piantato dritto nei suoi occhi, valeva piu di mille parole.

Muovendosi più veloce che potè, l’Orfano corse verso la porta dello scompartimento, strigendo forte la valigetta tra le dita. Proprio in quel momento il treno si inclinò. La voce registrata si azionò poco dopo.

– Prossima fermata, Bellinzona. Prossima fermata, Bellinzona.

Non sapeva perché aveva agito così. Istinto, forse. O esperienza. Sta di fatto che ora si era rinchiuso nel gabinetto del vagone,lasciandosi quello psicopatico alle spalle. Ma perché ci voleva così tanto per Bellinzona?

Poi sentì alcuni passi fermarsi proprio fuori dalla porta.

Non si era sbagliato, dunque. Quel tizio l’aveva seguito e ora voleva ucciderlo. Respirando forte, chiuse gli occhi. Poi si appiccicò più possibile alla parete opposta.

– Apri e dammi la valigetta, se vuoi vivere.

Aveva sentito bene. Il damerino stava trattando. Forse quello, dopotutto, non era poi il suo giorno sfortunato.

– Chi sei?

Il calcio fece vibrare la porta. Un altro paio di colpi così e i cardini avrebbero ceduto. All’istante.

– Risposta sbagliata – sentì dire dall’altra parte.

Era un damerino, ma ci sapeva fare. E lui uno stupido che non era capace di stare zitto. Ma che cazzo stava facendo? Perché si metteva a parlare con quello? Doveva pensare a salvarsi la pelle, ecco cosa doveva fare. Dargli la valigetta e scomparire.

Invece parlò. Un’altra volta.

– Nella valigetta c’è un milione di euro. Facciamo metà e risolviamo – provò a dire.

– Mi stai facendo perdere tempo – sentì ancora dall’altra parte.

– Prossima fermata, Bellinzona. Prossima fermata, Bellinzona – gracchiò ancora l’altparlante, spedito.

Proprio in quel momento il treno si inclinò di traverso quasi perdendo il contatto con i binari.

Perché? Perché a lui? Più ci pensava e più l’Orfano faceva fatica a trovare una risposta. Perché il destino si era accanito così con lui? È vero, aveva la lingua lunga, ma in altre occasioni la “parlantina” l’aveva salvato, tirato fuori da guai peggiori. Inoltre era sempre stato un gregario fidato. Uno di quelli che non discute mai gli ordini. Dove aveva sbagliato?

Sentì solo il dolore al petto. Lo sparo no. Forse era stato coperto dal rumore della porta sfondata. Ma il dolore, accidenti, non poté non sentirlo. Forte come il fuoco. Caldo come le fiamme dell’inferno. Le ginocchia gli cedettero poco dopo. Molli come se non facessero parte delle ossa, del suo stesso scheletro. Un attimo dopo anche le gambe caddero sul pavimento del treno come liberate da un peso incessante. Era dunque questa la fine? L’Orfano non riuscì a rispondersi, perché era già morto.

– Bellinzona, stazione di Bellinzona.

Ancora pochi istanti e le porte del treno si sarebbero aperte. Il damerino prese la valigetta, avvicinandosi alla porta, pronto a buttarsi giù, sulla banchina e poi a correre lontano, con i soldi.

Invece una lama gli si conficcò al collo, uccidendolo all’istante.

Con un gesto rapido e determinato allo stesso tempo il controllore afferrò il damerino per la giacca e lo scaraventò dentro al gabinetto. Insieme all’Orfano. Poi prese la valigetta e con comodo scese la scaletta. Quando ebbe finito di togliersi la giacca e il berretto, liberandosi del travestimento, un sorriso beffardo comparve sul suo volto.

Ora sì che tutto quel denaro era al sicuro. Anche questa volta lo Scuro ci aveva visto giusto. In troppi a Milano sapevano di quei soldi, di quel primo viaggio. Avevano fatto bene a essere prudenti. A mandare avanti l’Orfano. L’unico su cui, da morto, nessuno avrebbe versato una lacrima. A Milano. O nel mondo.

Loading

3 commenti »

  1. Vado contro i miei interessi :). Ma lo vedo bene più come corto. La tensione non manca. Facile da realizzare. Cambia Bellinzona con Lucca ed il gioco é fatto! Complimenti!

  2. Veramente molto intenso,la tensione si intuisce dalle descrizioni accurate del momento che ne esaltano l’importanza di quel momento critico che ne da incerterezza fino alla fine..

  3. Mi ricorda un po’ le conseguenze dell’amore (il film di Sorrentino), la trama almeno in parte gli assomiglia o sarà la Svizzera, e anche i racconti di Scerbanenco, taglienti, scuri ed essenziali con una giusta tensione.

Lascia un commento

Devi essere registrato per lasciare un commento.