Racconti nella Rete®

23° Premio letterario Racconti nella Rete 2023/2024

Premio Racconti per Corti 2015 “Il progetto” di Enrico Pacassoni

Categoria: Premio Racconti per Corti 2015

OPENING:

“L’universo, dovreste saperlo, è in evoluzione.

Ciò che forse non sapete, o che comunque non avete ancora completamente afferrato, è che tale evoluzione è determinata in larga misura dall’azione degli esseri umani.”

dissolve to

“il Progetto.”

FADE IN:

I. Int. camera casa di Gino – mattina

La camera da letto è piuttosto buia, filtra un po’ di luce del mattino dalla finestra.

Sul comodino squilla un CELLULARE. Una mano si allunga dal letto per raccoglierlo.

GINO, un ragazzo sui 30, si sveglia di soprassalto e prende il telefono. Lo porta all’orecchio e risponde alla chiamata.

GINO

(assonnato)

Pronto?

voce al telefono

(filtrata)

E’ ora che ti svegli?

GINO

(assonnato)

Ma chi parla … che ore sono?

La chiamata si chiude. Gino guarda perplesso il telefono che segna le 5:55.

Si alza dal letto stralunato e si dirige fuori dalla stanza.

II. Int. cucina casa di Gino – mattina

Uno sportello della cucina si apre. Gino afferra la confezione vuota del caffè. Impreca.

III. Int. bagno casa di Gino – mattina

Gino si lava la faccia, guardandosi allo specchio a lungo. Poi i denti.

Sta a sedere sul water guardando pensieroso fuori dalla finestra.

IV. Ext. strada suburbana – mattina

Gino esce di casa mettendosi il giubbotto e scende le scale.

Gino cammina per strada. Per strada non c’è nessuno, è mattina presto. Intorno solo case, alberi, lampioni. Il contesto è suburbano.

Gino arriva ad un bar, mentre apre la porta esce una RAGAZZA, più o meno coetanea di Gino. Capelli lunghi e occhi grandi. I due si urtano.

RAGAZZA

Ops! Scusami.

GINO

Ah… ehm, niente figurati

La ragazza esita un istante poi se ne va. Gino rimane a guardarla con aria interessata un paio di secondi, poi si gira e fa per entrare nel bar.

La ragazza si gira verso Gino appena dopo. Gino non c’è più. Si rigira e continua a camminare a testa bassa.

V. Int. bar – mattina

Gino beve un caffè al bancone del bar con aria inquieta. Guarda fuori dal locale e se ne va bruscamente lasciando cadere delle monete sul bancone, che TINTINNANO.

VI. Ext. strada suburbana – mattina

Gino esce dal bar e si guarda intorno. Fa qualche passo a destra e a sinistra lanciando sguardi come per cercare qualcuno.

Gino non trova nessuno e il suo volto è leggermente deluso. Si incammina verso la sua macchina.

VII. Int. automobile – mattina

Gino sta guidando la sua auto, alla RADIO si sentono notizie riguardanti la crisi.

Gino parcheggia, spegne la radio e l’automobile.

VIII. Int. atrio uffici – mattina

Gino entra in ufficio e chiude la porta dietro di sè. L’atrio è piuttosto tipico: paretine bianche, tapparelle, divanetti. Intorno non c’è nessuno. Si sentono dei passi avvicinarsi. E’ il suo CAPO, un ragazzo poco più grande, elegante e yesman, che lo guarda entusiasta.

CAPO

Gino! …Mattiniero oggi!

Gino guarda il capo annuendo e accennando un sorriso.

GINO

Capo! Buongiorno…

CAPO

(lo fissa, gli è venuta un’idea)

Vieni con me dai, ti offro un caffè.

Il capo prende Gino con fare amichevole e lo porta alla macchina del caffè.

CAPO

(bevendo il caffè)

Mi piace la gente come te, che ci tiene! Ti voglio assegnare un progetto importante, per gli americani.

GINO

(bevendo il caffè)

Capo… ma…

CAPO

(mette una mano sulla spalla di Gino)

Niente ma, niente ma. L’azienda crede molto in te. Ti aspetto nel mio ufficio.

Il Capo se ne va, lasciando Gino da solo vicino alla macchinetta del caffè. Gino è un po’ disorientato e ha lo sguardo perso. Nella sua testa rimbombano le parole del suo capo.

CAPO

(v.o.)

L’azienda crede molto in te. L’azienda crede molto in te.

IX. Int.  salotto casa di Gino – sera

GINO

L’azienda crede molto in me, capite?

Gino è in casa sua con due AMICI. Sta portando sul tavolino una birra, mentre loro due sono seduti sul divano e stanno fumando. L’ambiente è informale ed approssimativo, ma tenuto bene. Gino si siede e l’amico gli passa una canna accesa.

AMICO

Ma quindi questo progetto? Roba grossa?

GINO

Mah, pare di sì. E ho solo 3 giorni per prepararlo.

AMICO

E’ un bel banco di prova, no?

GINO

Mah, per ME è stress più che altro.

(pensa)

Il fatto è che sono IO a non credere nell’azienda, capite? Come concetto intendo.

Gino ha lo sguardo assorto, scuote la testa come a non volerci pensare e cambia rapidamente discorso

GINO

Ma… uno di voi due mi ha chiamato stamattina presto?

I due amici si guardano allibiti.

X. Int. camera casa di Gino  – mattina

La SVEGLIA sul comodino segna le 7.34 e inizia a suonare.

Gino la spegne, si sveglia e si alza dal letto.

XI. Int. bagno casa di Gino – mattina

Gino si lava la faccia, denti, sta sul water.

XII. Int. cucina casa di Gino – mattina

Uno sportello della cucina si apre. Gino afferra la confezione vuota del caffè. Impreca.

XIII. Int. bar – mattina

Gino prende il caffè all’interno del solito bar guardandosi intorno, pare cerchi qualcuno. Scrive qualcosa su un taccuino poi guarda l’orologio che segna le 8:13.

XIV. Int. atrio uffici – mattina

Gino entra rapidamente. Ci sono alcune PERSONE nell’atrio, salutano Gino. Gino è un po’ teso, va trafelato nel suo ufficio accennando dei saluti con fare elusivo.

Un COLLEGA di Gino continua a fissarlo con aria provocatoria, bevendo il caffè. E’ un ragazzo un po’ più giovane di Gino, ma infinitamente più antipatico.

XV. Int. postazione di Gino – mattina

Gino inizia a lavorare al computer. La sua postazione non è molto in ordine. Il collega che lo fissava si avvicina.

COLLEGA

(ghigna invidioso)

Quel progetto è un delirio. Lo sai che non ci caverai le gambe…

GINO

Lasciami in pace, non ho tempo per te adesso.

Il collega si indispettisce, SBATTE leggermente il pugno sulla scrivania, in quel momento arriva il capo.

CAPO

(perentorio, verso entrambi)

Ehi, che succede qua?

(verso Gino)

Alle 13 da me, pranziamo insieme!

Il capo se ne va, Gino lo guarda con aria insofferente.

Il collega di Gino si siede e lo guarda con aria divertita.

COLLEGA

(scimmiottando il capo)

Alle 13 da me, pranziamo insieme!

Gino lo guarda con distacco, mentre con la sua mano stringe forte dei fogli di CARTA sulla scrivania.

XVI. Int. cucina casa di Gino – sera

Due buste di CARTA vengono appoggiate vigorosamente sul tavolo. Gino è in cucina e sta sistemando la spesa. Apre gli scaffali e ripone le compere.

Gino si prepara una cena al MICROONDE. E’ piuttosto provato dalla giornata in ufficio.

XVII. Int. salotto casa di Gino – sera

Gino è pensieroso sul divano.

Gino sta fumando sul divano leggendo “Uno, Nessuno e Centomila” di Luigi Pirandello.

Gino scrive sul taccuino.

Gino suona una chitarra.

Gino si alza dal divano.

XVIII. Int. camera casa di Gino – sera

Gino è sotto le coperte, ha la sveglia in mano e spinge dei pulsanti lentamente. Sta riprogrammando l’orario. Poi la rimette sul comodino.

Gino si stropiccia gli occhi, si gira e spegne la luce. La sveglia sta segnando le 21:55.

XIX. Int. camera casa di Gino – mattina

La SVEGLIA segna le 5:55 e inizia a suonare.

Gino si sveglia, la spegne e si alza dal letto.

XX. Int. bagno casa di Gino – mattina

Gino si lava la faccia, poi i denti.

Gino sta sul water guardando fuori dalla finestra.

XXI. Ext. strada suburbana – mattina

Gino esce di casa camminando velocemente verso il bar. Improvvisamente si ferma.

Vede in lontananza, vicino al bar, la ragazza che aveva incontrato due giorni prima.

Un’espressione entusiasta gli segna il volto, riparte con passo accelerato per andarle incontro.

GINO

Ehi…

RAGAZZA

(non capisce subito chi è)

Ehi… Ciao!

GINO

(teso)

Ciao …

(pausa)

Senti … non so nemmeno come ti chiami … mi piacerebbe vederti una di queste sere – per conoscerti, se ti va.

RAGAZZA

(porge la mano, incuriosita)

…Piacere, Gina!

GINO

(imbarazzato)

…Piacere, Gino!

GINA

(sorpresa)

Senti, Gino.

(lo fissa)

Ora devo scappare, possiamo vederci oggi, dopo il lavoro. Ti lascio il mio numero.

Gino e Gina si scambiano i numeri di telefono. Gino se ne va guardando il suo telefono, con fare compiaciuto.

XXII. Int. postazione di Gino – giorno

Gino CLICCA sul mouse. Gino sta lavorando sodo al computer. Sullo schermo del pc si vedono fogli di calcolo, grafici e documenti. Gino è piuttosto teso.

Sul pc arriva una mail del capo.

Gli occhi di Gino si soffermano su alcune frasi.

GINO

(v.o.)

“I requisiti del progetto sono cambiati. Molte cose sono da rifare”

“Ci vediamo dopo per un caffè”

Gino, visibilmente in apprensione, sbuffa.

GINO

(continuando a guardare il monitor)

Ma vaffanculo.

Gino sotterra il viso nei palmi delle mani aperte. I gomiti sono appoggiati alla scrivania.

Il solito collega gli passa vicino e si rivolge a lui con malizia.

COLLEGA

Allora…? Come va con il progetto?

Gino alza solo gli occhi, fulminandolo.

COLLEGA

(sorriso sarcastico)

Quanto tempo hai ancora?

Il collega si siede, mentre Gino persiste nell’occhiataccia.

Gino riprende a guardare il monitor del pc mantenendo una mano davanti la faccia, piuttosto disperata, mentre con l’altra clicca sul mouse.

GINO

(v.o.)

Eh… Quanto tempo ho ancora?

Irrompe Il forte rumore della STAMPANTE LASER. Gino riaffonda l’intero viso in entrambe le mani.

VOCI VARIE (COLLEGA, CAPO, AMICI)

(v.o.)

L’azienda crede molto in te

Come va con il progetto?

E’ un bel banco di prova

Quanto tempo hai ancora?

Quanto tempo hai ancora?

Quanto tempo hai ancora?

In un rapidissimo fotogramma si intravede la figura di Gino che urla come per ribellarsi.

XXIII. Ext. campagna – giorno (sogno/pensiero/?)

Un prato sconfinato, alberi e cielo azzurro. Sensazione di pace palpabile. Si scorge un rudere in lontananza. Un silenzio assordante lascia progressivamente spazio ai rumori della campagna.

Due persone, di cui si vedono solo le braccia e parte del corpo, stanno camminando.

XXIV. Int. postazione di Gino – giorno

CAPO

(porge il caffè)

Caffè?

Gino sbatte le palpebre, guarda il capo, accenna un sorriso e annuisce, un po’ interdetto. Infine afferra la tazzina.

CAPO

Vieni da me, dobbiamo discutere dei cambiamenti.

XXV. Int. automobile – tardo pomeriggio

La facciata degli uffici in cui lavora Gino è piuttosto anonima.

Gino esce fuori dagli uffici frettolosamente. Corre verso la macchina. Apre la macchina ed entra.

Gino guarda verso l’ufficio, si gonfia la bocca con un soffio, come per sciogliere la tensione, si gira, guarda fisso davanti a sè e accende la macchina.

XXVI. Ext. ambiente aperto suburbano – tardo pomeriggio

Gino e Gina stanno chiacchierando seduti. La luce è quella dell’imbrunire e intorno non c’è quasi nessuno.

Gino sta scarabocchiando sul taccuino.

GINA

Beh, e poi che vi siete detti?

GINO

Nulla di che, so solo che nei prossimi giorni dovrò fare un sacco di straordinari.

GINA

Non mi sembra una grossa tragedia, su!

GINO

(lunga pausa)

E’ che a volte … non ci trovo il senso, capisci?

GINA

Intendi al progetto?

GINO

Intendo a tutto.

Gina guarda Gino con uno sguardo premuroso. Prende il taccuino dalle mani di Gino e dà un’occhiata.

GINA

mmm.

(pausa)

Io penso che la mancanza di significato sia solo una malattia molto diffusa.

Gina prende la penna dalle mani di Gino e scarabocchia qualcosa.

GINA

Immagina. Se ogni persona si prendesse la piena responsabilità della propria vita … un senso si troverebbe, no?

Gina riconsegna il taccuino aperto a Gino. La pagina di sinistra è totalmente scritta e disegnata. Nella pagina di destra c’è solo una grossa scritta “Produci, consuma, crepa”. La “p” di “crepa” è stata scarabocchiata; pertanto si legge “Produci, consuma, crea”

GINA

E poi … non sei un po’ grande per queste frasi da post-adolescente?

Gino guarda Gina con aria attonita. Gina gli accarezza dolcemente la nuca, poi appoggia la testa sulla spalla di lui.

XXVII. Ext. strada suburbana / campagna – sera

Gino cammina per strada da solo. E’ visibilmente rilassato. Mentre cammina si guarda in giro. Intorno ci sono case, alberi, lampioni.

Sorridendo dà un’ultima occhiata al taccuino, lo chiude e lo ripone nella borsa a tracolla.

Continua a camminare con le mani in tasca, e continua a guardarsi intorno.

Vede però un ambiente diverso da quello reale: alberi, natura, cielo azzurro.

Gino cammina in una strada di campagna.

XXVIII. Int. camera casa di gino – mattina

La SVEGLIA segna le 7.34 e inizia a suonare.

Gino la spegne, si sveglia e si alza dal letto.

XXIX. Int. postazione di Gino

Gino sta lavorando al pc, scrive sulla tastiera concentrato.

Arriva il capo, è piuttosto agitato.

CAPO

Come sta andando il progetto? La presentazione è domani…

GINO

Tutto sotto controllo. Stasera non me ne vado finché non ho finito.

CAPO

Mi raccomando Gino, è per gli americani.

Da questo progetto dipende molto del futuro di quest’azienda.

(si avvicina, sottovoce)

E del tuo.

(occhiolino)

Gino guarda il suo capo con aria tra il divertito e lo spaventato, e non dice nulla. Il capo lo fissa, poi si gira e fa per andarsene.

CAPO

Oggi pomeriggio riunione nel mio ufficio.

Gino si gira verso il suo collega, il quale lo guarda tirando la bocca.

Gino ricambia con uno sguardo di compassione. Poi suona il CELLULARE. Gino lo raccoglie.

Il messaggio è di Gina e dice “Ti va di pranzare insieme oggi? Io finisco alle 13”

Gino con aria sollevata risponde al messaggio.

XXX. Int. atrio uffici – giorno

Gino sta uscendo dal suo ufficio mentre si mette il giubbotto. L’orologio segna le 13. Nell’atrio incontra il capo.

CAPO

Dove vai?

GINO

A pranzo fuori, con un’amica.

CAPO

(ammicca)

Ci vediamo dopo playboy.

(si fa serio)

Mi raccomando.

Gino saluta con un cenno mentre sorride. Se ne va scuotendo la testa.

XXXI. Ext. strada suburbana – giorno

Gino cammina per strada con addosso gli auricolari. Ha il volto sereno.

Il suo passo è fiero e sempre più spedito, fino a che si sente un grosso IMPATTO. Le gambe di Gino cedono istantaneamente.

Gino è riverso a terra in una pozza di sangue. Immobile. Accanto alla testa, insanguinata, un sasso nero grande circa quanto un pugno, emette del fumo. E’ un meteorite.

Accorre qualche persona. Una di esse si mette le mani in faccia.

XXXII. Ext. campagna – giorno

Si apre uno sconfinato paesaggio naturale: prato, alberi, cielo. Il sole è alto e si sentono forti i rumori della campagna, UCCELLINI e CICALE.

Ai piedi di un albero, c’è accasciato un ragazzo che sta dormendo. La posizione è la stessa che aveva Gino dopo essere stato colpito.

Apre gli occhi e si sveglia.

Si tira su e sta seduto. Si tratta di Gino, vestito e pettinato in modo diverso. Scruta intensamente davanti a sè.

GINA

(o.s.)

Stavi dormendo?

Gina arriva nei pressi dell’albero. Anche lei è vestita e pettinata in modo inusuale.

GINO

(girandosi verso di lei)

Sì, mi sono appena svegliato. Mi stavo rilassando e devo essermi addormentato.

(guarda in alto, verso il sole)

Si stava così bene qui sotto.

GINA

(sorride)

Andiamo a casa.

Gino e Gina passeggiano nella natura attraverso diversi scenari.

XXXIII. Ext. esterno del casolare – giorno

Gino e Gina camminano verso un casolare. In lontananza si vedono alcune persone lavorare vicino al casolare. Una di esse va incontro a Gino. E’ il suo capo, vestito e pettinato in maniera diversa. Si salutano calorosamente.

CAPO

Gino, dov’eri finito? Sono giorni che non ti fai vivo.

GINO

Stavo esplorando le terre qua intorno. Ho un grosso progetto in testa.

CAPO

Fantastico! Ora ci racconti tutto. Vieni, gli altri ti aspettano.

Gino, Gina e il capo camminano verso il casolare insieme e raggiungono le altre persone, dove si scorgono gli amici e i colleghi di Gino.

Si scorge il collega di Gino, che lo guarda con un largo sorriso.

Si fa avanti, abbraccia Gino

COLLEGA

Bentornato, fratello!

Tutti si salutano calorosamente, ridono, chiacchierano, gesticolano.

XXXIV. Ext. falò – notte

Gino, Gina, il capo, il collega e gli amici stanno chiacchierando attorno ad un falò. Il CREPITIO della legna è intenso.

COLLEGA

Perché fai tutto questo?

(pausa)

Voglio dire, questo progetto … è una meraviglia.

GINO

(quasi ignorando la domanda, con lo sguardo fisso verso il fuoco)

Sapete, ultimamente ho letto molte cose sulla civiltà che ci ha preceduto …

GINA

I distruttori?

GINO

Già … I distruttori.

(sorriso amaro)

In realtà erano dei derelitti.

COLLEGA

(aguzzando gli occhi)

Non ti seguo…

GINO

(si gira verso di lui)

Faccio quel che faccio perché CREARE è una mia precisa responsabilità. Ma ho bisogno di voi, tutti voi.

Gino dà due pacche sulle spalle al collega e al capo, che sono vicino a lui.

CAPO

(con entusiasmo)

Beh, quando si inizia?

GINO

Presto! Devo solo sistemare un’ultima cosa, domattina.

(si alza)

Buonanotte ragazzi, a domani.

TUTTI

Buonanotte.

XXXV. Int. camera del casolare – mattina

Gino sta dormendo nel suo letto. Il GALLO canta, la luce dell’alba filtra dalle stecche delle persiane. Gino si gira e poi si sveglia.

Si alza dal letto ed esce dalla stanza.

XXXVI. Ext. esterno del casolare – mattina

Gino si allontana dal casolare camminando. Sta mangiando una mela ed è mattina presto. Il CINGUETTIO degli uccellini è quasi assordante.

Gino guarda intensamente davanti a sè.

Gino continua a camminare, getta la mela a terra. Arriva infine ad un grande albero.

Ai piedi dell’albero c’è una vecchia cornetta il cui filo si pianta direttamente nella terra.

Gino afferra la cornetta e la porta all’orecchio. Il TELEFONO inizia a fare “tuuuu”. Dall’altra parte rispondono.

VOCE AL TELEFONO

(filtrata, assonnata)

Pronto?

GINO

E’ ora che ti svegli?

Gino lascia cadere la cornetta e torna indietro.

CLOSING:

“Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma.

Anche noi.”

FADE OUT

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7 commenti »

  1. Toccante digressione sull’essere umano che tende inesorabile verso il proprio destino, noncurante del fatto che, per quanto si sforzi ad ostacolarlo per gestire il suo status, ciò che è giusto che accada accadrà inesorabile … trovando nella fine un nuovo inizio e mantenendo intatta tutta la consapevolezza acquisita, in qualunque modo essa sia giunta.

    Geniale.

  2. Beh, grazie davvero per il “Geniale”! 🙂 interessante la tua interpretazione.
    Enrico.

  3. Buongiormo Enrico, premetto che questo modo di scrivere non mi è familiare, quindi mi sono mossa fuori casa:-)
    Posso dirti che l ho letto con curioso interesse e credo di aver capito che Gino sia imprigionato in una vita non sua, non controlla nulla.
    Non mi è chiaro però se abbia intrapreso una strada di cambiamento o se rimane in uno stato di rassegnazione……”l universo è in evoluzione”

  4. Buonasera Liliana, innanzitutto grazie per il commento. E grazie per esserti avventurata “fuori casa” 🙂
    Già di per sé una sceneggiatura ha canoni di scrittura molto diversi dal racconto, ho voluto poi metterci del mio utilizzando uno stile molto arido: l’intento era infatti quello di dipingere nella mente del lettore (o potenziale regista) un ambiente onirico, in cui molti dettagli si perdono e la cui tela è retta da pochi elementi chiave. Non è detto che ci sia riuscito 🙂
    La storia non è lineare, ma si sviluppa su due diversi piani narrativi che si compenetrano. E’ un racconto – anche banale se vogliamo, almeno nella prima parte – che parla di trasformazione, ma ha la peculiarità di utilizzare un linguaggio archetipico: si presta ad essere letto su diversi livelli, o almeno così doveva essere nelle mie intenzioni 🙂
    Grazie di nuovo!
    Enrico.

  5. Grazie Enrico per l approfondimento!
    Rileggero il tuo lavoro voglio capirlo meglio 🙂

  6. Ciao Enrico, trovo bello il racconto che, correggimi se sbaglio, si può dividere in due parti. La prima è quella di “ordinaria follia” che vede Gino alle prese con i problemi di single – casa, amore e lavoro. Quando parli dell’ufficio, qui trovo ben rappresentate le situazioni con il capo, con il collega e con le aspettative dello stesso Gino. La seconda parte, è quella che incomincia dopo la caduta del meteorite sulla testa di Gino. Questa la capisco solo come la rappresentazione di ciò che continua nella mente di Gino, morente, perché lo sforzo profuso nel progetto (la creatività e lo stress) si è impossessato di ogni energia ed è dominante nel suo pensiero anche nella fase che conduce alla morte fisica; in questo senso , troverei difficile rappresentarla in un Corto. Ricordo un Corto in cui un uomo aveva chiamato casa con il cellulare e parlava al figlio piccolo di tre anni,”Passami la mamma”. La mamma, presa la cornetta del telefono-giocattolo, aveva riattaccato sorridendo mentre la scena finale s’attardava su un uomo che lasciava cadere il cellulare morendo in un auto capovolta, circondata dagli uomini del pronto soccorso.
    Emanuele.

  7. Ciao Emanuele, mi piace l’analogia con l’altro corto. Però in realtà la seconda parte ha una valenza più profonda e “laterale” di una mera rappresentazione mentale di Gino morente, o almeno così era nei miei piani. In ogni caso la tua interpretazione mi piace molto.
    Grazie di aver letto e commentato!

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