Racconti nella Rete®

23° Premio letterario Racconti nella Rete 2023/2024

Premio Racconti per Corti 2015 “Voglia di Pizza” di Fabio Marangon

Categoria: Premio Racconti per Corti 2015

La motocarrozzetta due tempi scoppiettava nel cortile dell’enorme villa, con la porta di destra aperta e il logo “Voglia di Pizza” in bella vista. Danny la lascia sempre accesa fra una consegna e l’altra, perchè dice che gli fa risparmiare tempo. Quando però la cameriera del ricco Gian Malanno gli disse di spegnerla e salire, non se lo fece ripetere.

Pensava ad una mancia o a qualcosa di simile. Spense la carrozzetta, chiuse lo sportello e con tre balzi su otto scalini – cosa rischiosa con il vassoio di cartone della pizza in mano – fu dalla signora.

“ Sai signora che il mio record è di quattro scalini per volta? Di quelli piccoli però, come quelli del duomo” esordì il ragazzo, lasciando intendere che si trattasse di un ragazzo speciale.

“Beh, bravo – rispose la signora con un’evidente indifferenza – ma adesso siediti qua e aspetta. ”

La cameriera, che non indossava una vera divisa come quelle per la servitù, era brutta come di solito lo sono solo le austere donne al servizio di uomini molto ricchi. Imboccò la scala e scomparve nel giro di qualche secondo, lasciando Danny nel silenzio di quel minuscolo ingresso dal soffitto altissimo ma non prima di averlo redarguito per l’eccessiva confidenza.

“E ricorda ragazzo. Agli adulti dovresti dare del Lei”. La signora non aveva capito che Danny era speciale.

Allettato dalla possibilità della mancia, Danny attese senza fretta, dato che comunque quella a casa del ricco Gian Malanno era l’ultima delle consegne.

Passavano i minuti, che l’orologio a pendolo posto nell’ingresso scandiva con il regolare e antico rintocco, senza che né il Gian Malanno né la pelosa signora si facessero vedere. Quando una buona mezz’ora era trascorsa da che la signora aveva svoltato sulle scale, Danny decise di sgranchirsi, alzandosi dalla vecchia panca.

Mise piede nel salone, attirato dalla sontuosità delle finiture di quell’enorme casa. Lo fece con aria furtiva,  impaurito che qualcuno lo sorprendesse. Ma così non fu, tanto che poté dare una bella occhiata in giro per la casa senza problemi.

Venne subito rapito dalla testata del camino, avvicinandosi alla quale poteva ammirare, all’interno di minuscoli porta ritratto d’argento, delle facce sorridenti: una vecchia e due ragazzi sui venticinque.

“Riderei anch’io così se avessi tutti questi soldi” diceva sottovoce Danny.

Prese poi fra le mani una vecchia pompetta per l’insetticida, posizionata anch’essa sopra al camino, con la quale simulò il gesto di chi usa l’insetticida, accompagnandosi con qualche smorfia. Dopo averla riposta passò dall’altro lato della stanza, quello dell’altissima libreria. Evitò di prendere in mano dei libri e si limitò a dare una breve scorsa ai titoli, facendo scorrere il dito indice sui dorsi. Vide la Bibbia, in innumerevoli versioni e a cui il Gian Malanno aveva riservato un’intera mensola. Fu poi la volta di altri classici, di cui ignorava contenuti e personaggi. Lo incuriosirono gli ultimi tre volumetti sulla destra, quelli con il nome di Gian Malanno inciso in oro sul dorso, che gli fecero pensare che il ricco proprietario fosse anche, fra le altre cose che potevano averlo reso così benestante, un brillante scrittore. Diede un occhio veloce ai diplomi e ai riconoscimenti. C’erano la laurea, i vari riconoscimentii dello stato e la targa di un’Associazione mondiale che aiuta i bambini poveri. In un angolo, all’altra estremità, tre robuste mensole d’ebano reggevano una trentina di coppe e piccoli trofei. Proseguendo su quel lato, infondo, vide l’immancabile carrellino Bar, con superalcolici e i vari sciroppi. Per qualche secondo Danny chiuse gli occhi, vedendo sé stesso, in vestaglia, aggirarsi per quei locali con la sicurezza del proprietario. Il silenzio di quella stanza lo inebriava.

Furono i passi della signora che scendeva le scale a spingerlo a ritornare, con un goffo balzo, nell’ingresso.

La signora si materializzò nel giro di pochi secondi, con l’espressione profondamente turbata e forse un pelo più brutta di come la ricordava. Aveva il cartone della pizza, ancora chiuso, fra le mani.

“Riportala indietro” disse sconvolta.

Danny ascoltava intimidito.

“Non è il tipo di pizza che il signore aveva ordinato” continuò non nascondendo la seccatura, la signora.

“Mi dispiace” balbettò Danny “Ora telefono in pizzeria e ve ne faccio preparare un’altra”.

“Non è il caso e anzi, sparisci da qui. Non farti più vedere!” gli urlò dietro la signora, che quegli urli non identificavano certo come tale.

Rimesso piede nella motocarrozzetta Danny mise in moto e sgommò via per il vialetto con i cipressi, lasciandosi dietro una nuvola di fumo. Corse a rotta di collo, dimenticando di dare due precedenze. Non aveva mai guidato l’ape piangendo, prima.

Arrivato in pizzeria lanciò il cartone sul bancone e raccontò a suo padre cos’era accaduto da Gian Malanno. Apertolo per verificare la corrispondenza dell’ordine e trovatolo vuoto, Papà si sedette. Disse una parolaccia e fece una battuta sulla cruna dell’ago che Danny si sarebbe fatto spiegare dalla mamma.

 

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2 commenti »

  1. Lo trovo un bel soggetto per un Corto, anche attuale viste le prestazioni, lavori e forniture che alcuni vip o personaggi pubblici non hanno pagato. Ricchi non significa signori. Quarant’anni fa da noi si diceva “vilan rimetuu” villico arricchito che pur ricco non era considerato un “signore” perché la tempra e la dignità della persona non si acquisisce
    con il denaro o con lo sfoggio di altre capacità. Auguri.
    Emanuele

  2. Davvero carino… Anche dalle mie parti questa particolare specie di ‘signori’ ha un nome, li chiamano ‘cafuni sagliuti’… Solo un appunto. Trattandosi di un racconto per un corto credo sarebbe stato opportuno mettere per esteso sia la parolaccia che la battuta sulla crune dell’ago… Ti faccio i miei complimenti e ti invito alla lettura del mio a”La Torretta di Guardia”

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